Dal punto di vista del DNA si possono dire uguali le cellule di un corpo adulto e sano. Uguali, tutte. Eppure la loro funzione è specifica. Si sono specializzate. Poi una cellula può convertirsi, trasferirsi in altri campi, in altri sistemi. Può rivestire tessuti differenti, divenir membro di organi nuovi.
La riprogrammazione è in fondo una forma di rieducazione cellulare. Una cellula, le si dice, può diventare tutte le cellule. Per trasformarsi in altro da sé torna indietro nel tempo, ringiovanisce, regredisce allo stadio di cellula embrionale. Si dimentica di ciò che è stata, di ciò che era diventata. Rinuncia alla specializzazione, rivive, come appena nata. Muta forma e carattere, cambia mestiere.
Una cellula epiteliale, giusto per fare un esempio, può divenire neuronale, mi spiega Ileana Zucchi quando la incontro nel laboratorio di Stem Cell Biology and Cancer Research del CNR di Milano.
Letteralmente la pelle può imparare a esser cervello, e viceversa se necessario.
I miei occhi si illuminano. Chiedo scusa a Ileana per il mio eccesso di poesia, non vorrei creare troppo scompiglio nel suo regno di scienza. Ma la mia mente sfrigola all’idea di mani pensanti, i palmi s’inorgogliscono alla probabilità di un cervello con le dita.
Federica Mutti >
Riprogrammatica
Disegno in rilievo, matita su carta, 42x29,5 cm, Guanti in raso, lunghezza 3 m ca